LE AVANGUARDIE STORICHE: ASTRATTISMO E
SURREALISMO.
ASTRATTISMO.
Il concetto di astratto assume essenzialmente il significato di «non reale». L’arte astratta crea immagini che non appartengono alla nostra esperienza visiva in una libertà di linee, forme e colori, senza imitare lo spazio in cui viviamo.
L’astrattismo nasce intorno al 1910, grazie al pittore russo Wassilj Kandinskij che dipingeva, in quegli anni, a Monaco dove aveva fondato il movimento espressionistico «Der Blaue Reiter». Il suo astrattismo è volto a suscitare emozioni interiori, utilizzando solo la capacità dei colori, delle linee e delle forme di trasmettere sensazioni. Da questo momento, la nascita dell’astrattismo ha la forza di liberare la fantasia di molti artisti, che si sentono totalmente svincolati dalle norme e dalle convenzioni fino ad allora imposte. I campi in cui agire per nuove sperimentazioni si aprono a dismisura. E le direzioni in cui si svolge l’arte astratta appaiono decisamente eterogenee, con premesse ed esiti doversissimi.
L’arte astratta sembra dire che può esistere un’estetica delle cose che nasce dalle cose stesse, senza che esse debbano necessariamente imitare qualcosa di altro.
L’arte astratta nasce come volontà di espressione e di comunicazione, ma lo fa con un linguaggio di cui difficilmente si conoscono le regole. Il problema interpretativo dell’arte astratta è stato in genere impostato su due categorie essenziali: la prima si affida alla psicologia delle forme, la seconda all’esistenzialismo.
La psicologia gestaltica studia l’interazione tra l’uomo e le forme. Ossia, come la percezione delle forme diviene esperienza psicologica. Il modo come si struttura questa esperienza psicologica segue leggi universali. Ad esempio, il cerchio tende ad esprimere sempre la medesima sensazione, indipendentemente da cosa abbia forma circolare. E così avviene per i colori. E avviene per l’articolazione tra forme e forme, tra colori e colori, e tra forme e colori. In sostanza l’atto percettivo, affidandosi ad esperienze già possedute e a meccanismi di fondo, tende a interpretare le cose che vede indipendentemente da cosa esse rappresentino.
Pertanto anche l’immagine astratta trasmette informazioni percettive che stimolano una reazione di tipo psicologico.
Nell'arte di Wassily Kandinskjy pittore di origine russa, l’armonia dei colore corrisponde a quella dei suoni musicali, con la ricerca di un effetto psicologico che va al di là del soggetto. Così Kandinskij nelle sue variazioni di motivi trasforma il soggetto in una corrispondenza armoniosa secondo ritmi soprattutto diagonali e secondo toni originati dal blu, rosso, giallo, in diverse gradazioni e sfumature.
Fra le sue opere ricordiamo:
Improvvisazione e Giallo, rosso e blu, Auf Weiss, con un attento studio delle forme e dei colori e dall’accostamento dei colori con suoni musicali. Kandinskjy scriverà della sua arte e come tutti gli astrattisti gli scritti sono volti a "spiegare" quello che la mente fatica a comprendere. Nello «Spirituale nell’arte» fa corrispondere alcuni colori a strumenti musicali ed a stati d'animo. Il giallo alla tromba, l’azzurro al flauto, al violoncello, al contrabbasso e all’organo, il verde al violino. Qui potete esplorare un interessante esperimento di sonorizzazione di un dipinto di Kandinskij a partire dai suoi scritti e con l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Sostiene che il rosso richiama alla mente le fanfare, il rosso di cinabro la tuba o il cembalo, l’arancione una campana di suono medio o un contralto che suoni in largo. Che il viola suona come un corno inglese o come i bassi dei legni. Dopo aver collegato ciascun colore ad un suono, un profumo, un’emozione precisa, l’artista afferma che proprio grazie alle sue risonanze interiori, a seconda della sua diversità ogni colore, come ogni forma, produce un particolare effetto sull'anima.
Il colore rosso per esempio può provocare l’effetto della sofferenza dolorosa, per la sua somiglianza al sangue. Il giallo invece, per semplice associazione col limone, comunica una impressione di acido. Alcuni colori possono avere una apparenza ruvida, pungente, mentre altri vengono sentiti come qualcosa di liscio, di vellutato, così di dar voglia di accarezzarli. Ma ognuno di essi corrisponde a delle forme che si distinguono nello spazio in modo preciso le une dalle altre. Ogni forma a sua volta, come il colore, ha una precisa corrispondenza: al cerchio associa il blu, al triangolo il giallo, al quadrato il rosso.
Molte opere di Kandinsky sono conservate al museo Guggenheim di New York, ma segnalo anche la collezione stabile della Peggy Guggenheim Collection a Venezia. Potete consultare qui una raccolta di sue opere.
Paul Klee pittore tedesco, rappresenta un caso particolare di artista astratto. Anche le sue opere più distanti dalla realtà conservano una memoria remota di una realtà ormai abbandonata, con forti legami al disegno dei bambini, alla musica, che Klee aveva studiato, sposando tra l'altro una pianista. Il paesaggio resta uno dei temi ispiratori delle sue astrazioni e la sua passione per un'espressione autenticamente lirica, una sorta di "poesia del colore, accompagna ogni suo dipinto, restituendoci un mondo fatato e meraviglioso, che richiama appunto l'infanzia. Come in Kandinsky che conosce di persona, l'arte deve esprimere una dimensione spirituale, guidare ad una realtà parallela ed emotiva, attraverso il colore e le forme, rinunciando ad ogni riproposizione delle cose come appaiono trasposte su una tela. Tra le sue opere ricordiamo "Luna piena", "Moonshine" e " Fuoco e luna piena". Potete consultare qui una raccolta di sue opere.
Piet Mondrian, artista olandese, è caratterizzato da una forte componente mistica. Le premesse sono, in parte, simili a quelle di un altro "padre" Mondrian e Kandinsky sono convinti entrambi della funzione spirituale dell'arte: cioé la possibilità da parte della pittura di tradurre in termini figurativi l'essenza della realtà. In questa ricerca pervengono entrambi all'astrazione. Ma mentre Kandinsky cerca di arrivare alla comprensione dell'universo attraverso l'espressione del sentimento e dell'interiorità, per Mondrian la soggettività è un freno.
Per Mondrian l'artista è impegnato nella costante ricerca dell'universale. L'universale consiste in quella che lui chiama "realtà pura". L'espressione della realtà pura è ostacolata da ogni componente personale e soggettiva, ma anche dalla rappresentazione di ogni dettaglio descrittivo. Quindi, l'unico modo per giungere all'espressione della realtà pura è l'astrazione.
Come scriveva, "... L'aspetto delle forme naturali si modifica, mentre la realtà rimane costante. Per creare plasticamente la realtà pura è necessario ricondurre le forme naturali agli elementi costanti della forma, e i colori naturali ai colori primari..."
In una prima fase, in cui si dedica ancora a temi naturalistici, elimina i dettagli, smorza i colori, procede alla ricerca delle linee essenziali dei soggetti che rappresenta. Così facendo, il quadro si trasforma in rappresentazioni schematiche quasi monocromatiche del Faro a Westkapelle, della chiesa di Domburg, della massa di un albero.
In un secondo tempo elimina le linee curve, e dal 1921 le diagonali, le riduce a reticoli di linee e trattini orizzontali e verticali. Dei soggetti di partenza rimane lo schema generale.
Tutte le opere dei pittori astrattisti furono bollate come arte degenerata dai nazisti che non esitarono a distruggere alcune in pubblico.
Il permanere di elementi naturalistici portano Mondrian a esasperare ulteriormente il processo di riduzione. Scompaiono le linee più piccole e tutti i particolari. Sul piano compositivo l'immagine si caratterizza per l'intersecarsi di linee verticali e orizzontali, che delimitano campiture quadrate assolutamente piatte di colori puri (tableau I e Composizione Rosso, Giallo e Blu).
Dalla seconda metà degli anni '10 i quadri di Mondrian possono definirsi non figurativo a tutti gli effetti. Si può, quindi, parlare pienamente di astrattismo. Potete consultare qui una raccolta di sue opere.
Qui puoi seguire una videolezione introduttiva all'arte astratta preparata dal tuo prof. di Arte.
La più vasta collezione di opere di Piet Mondrian al mondo può essere ammirata al Museo Municipale de L'Aja.
L’astrattismo nasce intorno al 1910, grazie al pittore russo Wassilj Kandinskij che dipingeva, in quegli anni, a Monaco dove aveva fondato il movimento espressionistico «Der Blaue Reiter». Il suo astrattismo è volto a suscitare emozioni interiori, utilizzando solo la capacità dei colori, delle linee e delle forme di trasmettere sensazioni. Da questo momento, la nascita dell’astrattismo ha la forza di liberare la fantasia di molti artisti, che si sentono totalmente svincolati dalle norme e dalle convenzioni fino ad allora imposte. I campi in cui agire per nuove sperimentazioni si aprono a dismisura. E le direzioni in cui si svolge l’arte astratta appaiono decisamente eterogenee, con premesse ed esiti doversissimi.
L’arte astratta sembra dire che può esistere un’estetica delle cose che nasce dalle cose stesse, senza che esse debbano necessariamente imitare qualcosa di altro.
L’arte astratta nasce come volontà di espressione e di comunicazione, ma lo fa con un linguaggio di cui difficilmente si conoscono le regole. Il problema interpretativo dell’arte astratta è stato in genere impostato su due categorie essenziali: la prima si affida alla psicologia delle forme, la seconda all’esistenzialismo.
La psicologia gestaltica studia l’interazione tra l’uomo e le forme. Ossia, come la percezione delle forme diviene esperienza psicologica. Il modo come si struttura questa esperienza psicologica segue leggi universali. Ad esempio, il cerchio tende ad esprimere sempre la medesima sensazione, indipendentemente da cosa abbia forma circolare. E così avviene per i colori. E avviene per l’articolazione tra forme e forme, tra colori e colori, e tra forme e colori. In sostanza l’atto percettivo, affidandosi ad esperienze già possedute e a meccanismi di fondo, tende a interpretare le cose che vede indipendentemente da cosa esse rappresentino.
Pertanto anche l’immagine astratta trasmette informazioni percettive che stimolano una reazione di tipo psicologico.
Nell'arte di Wassily Kandinskjy pittore di origine russa, l’armonia dei colore corrisponde a quella dei suoni musicali, con la ricerca di un effetto psicologico che va al di là del soggetto. Così Kandinskij nelle sue variazioni di motivi trasforma il soggetto in una corrispondenza armoniosa secondo ritmi soprattutto diagonali e secondo toni originati dal blu, rosso, giallo, in diverse gradazioni e sfumature.
Fra le sue opere ricordiamo:
Improvvisazione e Giallo, rosso e blu, Auf Weiss, con un attento studio delle forme e dei colori e dall’accostamento dei colori con suoni musicali. Kandinskjy scriverà della sua arte e come tutti gli astrattisti gli scritti sono volti a "spiegare" quello che la mente fatica a comprendere. Nello «Spirituale nell’arte» fa corrispondere alcuni colori a strumenti musicali ed a stati d'animo. Il giallo alla tromba, l’azzurro al flauto, al violoncello, al contrabbasso e all’organo, il verde al violino. Qui potete esplorare un interessante esperimento di sonorizzazione di un dipinto di Kandinskij a partire dai suoi scritti e con l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Sostiene che il rosso richiama alla mente le fanfare, il rosso di cinabro la tuba o il cembalo, l’arancione una campana di suono medio o un contralto che suoni in largo. Che il viola suona come un corno inglese o come i bassi dei legni. Dopo aver collegato ciascun colore ad un suono, un profumo, un’emozione precisa, l’artista afferma che proprio grazie alle sue risonanze interiori, a seconda della sua diversità ogni colore, come ogni forma, produce un particolare effetto sull'anima.
Il colore rosso per esempio può provocare l’effetto della sofferenza dolorosa, per la sua somiglianza al sangue. Il giallo invece, per semplice associazione col limone, comunica una impressione di acido. Alcuni colori possono avere una apparenza ruvida, pungente, mentre altri vengono sentiti come qualcosa di liscio, di vellutato, così di dar voglia di accarezzarli. Ma ognuno di essi corrisponde a delle forme che si distinguono nello spazio in modo preciso le une dalle altre. Ogni forma a sua volta, come il colore, ha una precisa corrispondenza: al cerchio associa il blu, al triangolo il giallo, al quadrato il rosso.
Molte opere di Kandinsky sono conservate al museo Guggenheim di New York, ma segnalo anche la collezione stabile della Peggy Guggenheim Collection a Venezia. Potete consultare qui una raccolta di sue opere.
Paul Klee pittore tedesco, rappresenta un caso particolare di artista astratto. Anche le sue opere più distanti dalla realtà conservano una memoria remota di una realtà ormai abbandonata, con forti legami al disegno dei bambini, alla musica, che Klee aveva studiato, sposando tra l'altro una pianista. Il paesaggio resta uno dei temi ispiratori delle sue astrazioni e la sua passione per un'espressione autenticamente lirica, una sorta di "poesia del colore, accompagna ogni suo dipinto, restituendoci un mondo fatato e meraviglioso, che richiama appunto l'infanzia. Come in Kandinsky che conosce di persona, l'arte deve esprimere una dimensione spirituale, guidare ad una realtà parallela ed emotiva, attraverso il colore e le forme, rinunciando ad ogni riproposizione delle cose come appaiono trasposte su una tela. Tra le sue opere ricordiamo "Luna piena", "Moonshine" e " Fuoco e luna piena". Potete consultare qui una raccolta di sue opere.
Piet Mondrian, artista olandese, è caratterizzato da una forte componente mistica. Le premesse sono, in parte, simili a quelle di un altro "padre" Mondrian e Kandinsky sono convinti entrambi della funzione spirituale dell'arte: cioé la possibilità da parte della pittura di tradurre in termini figurativi l'essenza della realtà. In questa ricerca pervengono entrambi all'astrazione. Ma mentre Kandinsky cerca di arrivare alla comprensione dell'universo attraverso l'espressione del sentimento e dell'interiorità, per Mondrian la soggettività è un freno.
Per Mondrian l'artista è impegnato nella costante ricerca dell'universale. L'universale consiste in quella che lui chiama "realtà pura". L'espressione della realtà pura è ostacolata da ogni componente personale e soggettiva, ma anche dalla rappresentazione di ogni dettaglio descrittivo. Quindi, l'unico modo per giungere all'espressione della realtà pura è l'astrazione.
Come scriveva, "... L'aspetto delle forme naturali si modifica, mentre la realtà rimane costante. Per creare plasticamente la realtà pura è necessario ricondurre le forme naturali agli elementi costanti della forma, e i colori naturali ai colori primari..."
In una prima fase, in cui si dedica ancora a temi naturalistici, elimina i dettagli, smorza i colori, procede alla ricerca delle linee essenziali dei soggetti che rappresenta. Così facendo, il quadro si trasforma in rappresentazioni schematiche quasi monocromatiche del Faro a Westkapelle, della chiesa di Domburg, della massa di un albero.
In un secondo tempo elimina le linee curve, e dal 1921 le diagonali, le riduce a reticoli di linee e trattini orizzontali e verticali. Dei soggetti di partenza rimane lo schema generale.
Tutte le opere dei pittori astrattisti furono bollate come arte degenerata dai nazisti che non esitarono a distruggere alcune in pubblico.
Il permanere di elementi naturalistici portano Mondrian a esasperare ulteriormente il processo di riduzione. Scompaiono le linee più piccole e tutti i particolari. Sul piano compositivo l'immagine si caratterizza per l'intersecarsi di linee verticali e orizzontali, che delimitano campiture quadrate assolutamente piatte di colori puri (tableau I e Composizione Rosso, Giallo e Blu).
Dalla seconda metà degli anni '10 i quadri di Mondrian possono definirsi non figurativo a tutti gli effetti. Si può, quindi, parlare pienamente di astrattismo. Potete consultare qui una raccolta di sue opere.
Qui puoi seguire una videolezione introduttiva all'arte astratta preparata dal tuo prof. di Arte.
La più vasta collezione di opere di Piet Mondrian al mondo può essere ammirata al Museo Municipale de L'Aja.
SURREALISMO.
La nascita della psicologia moderna, grazie a Freud, ha fornito molte suggestioni alla produzione artistica nella prima metà del Novecento. I pittori, che dettero vita al Surrealismo, presero da Freud un altro elemento che diede loro la possibilità di scandagliare e far emergere l’inconscio: il sogno.. Il sogno infatti propone soprattutto immagini. Di qui, spesso, la sua difficoltà ad essere tradotto in parole, ossia in un linguaggio logico. La produzione figurativa può, dunque, risultare più immediata per la rappresentazione diretta ed immediata del sogno. E da qui, nacque la teoria del Surrealismo.
Il Surrealismo, come movimento artistico lo datiamo al 1924 e non ha mai avuto uno stile preciso, come accaduto per il cubismo o altre avanguardie.
Teorico del gruppo fu soprattutto lo scrittore André Breton. Fu egli, nel 1924, a redigere il Manifesto del Surrealismo. Partì da Freud, per chiedersi come mai sul sogno, che rappresenta molta dell’attività di pensiero dell’uomo, visto che trascorriamo buona parte della nostra vita a dormire, ci si sia interessati così poco. Secondo Breton, bisogna cercare il modo di giungere ad una realtà superiore (appunto una surrealtà), in cui conciliare i due momenti fondamentali del pensiero umano: quello della veglia e quello del sogno. Il surrealismo è un movimento che pratica un’arte figurativa e non astratta. La sua figurazione non è ovviamente naturalistica, anche se ha con il naturalismo un dialogo serrato. E ciò per l’ovvio motivo che vuol trasfigurare la realtà, ma non negarla.
L’approccio al Surrealismo è stato diverso da artista ad artista, per le ovvie ragioni delle diversità personali di chi lo ha interpretato. Ma, in sostanza, possiamo suddividere la tecnica surrealista in due grosse categorie: quella degli accostamenti inconsueti e quella delle deformazioni irreali.
In sostanza, procedendo per libera associazione di idee, si uniscono cose e spazi tra loro apparentemente estranei per ricavarne una sensazione inedita. La bellezza surrealista nasce, allora, dal trovare due oggetti reali, veri, esistenti (l’ombrello e la macchina da cucire), che non hanno nulla in comune, assieme in un luogo ugualmente estraneo ad entrambi. Tale situazione genera una inattesa visione che sorprende per la sua assurdità e perché contraddice le nostre certezze. Detto questo Sigmund Freud non apprezzo questa corrente artistica che a suo parere esaltava troppo l'inconscio ed i suoi contenuti, mentre Freud cercava un equilibrio tra tutte le parti della nostra mente.
Salvador Dalì. Il Surrealismo per Dalí era l’occasione per far emergere il suo inconscio, secondo quel principio dell’automatismo psichico teorizzato da Breton. E a questo automatismo psichico Salvador Dalí diede anche un nome preciso: metodo paranoico-critico.
La paranoia, secondo la descrizione che ne dà l’artista stesso, è: «una malattia mentale cronica, la cui sintomatologia più caratteristica consiste nelle delusioni sistematiche, con o senza allucinazioni dei sensi. Le delusioni possono prendere la forma di mania di persecuzione o di grandezza o di ambizione».
Dunque le immagini che l’artista cerca di fissare sulla tela nascono dal torbido agitarsi del suo inconscio (la paranoia) e riescono a prendere forma solo grazie alla razionalizzazione del delirio (momento critico).
Da questo suo metodo nacquero immagini di straordinaria fantasia, ad esempio come in "Donna con testa di rose", "Persistenza della memoria" (immagine) o in "Sogno causato dal volo di un'ape" (immagine). Sono immagini tese a stupire e meravigliare grazie alla grande artificiosità della loro concezione e realizzazione. La tecnica di Dalí si rifà esplicitamente alla pittura del Rinascimento italiano, ma da esso prende solo il nitore del disegno e dei cromatismi, non la misura e l’equilibrio formale. Nei suoi quadri prevalgono effetti illusionistici e complessità di meccanismi che rimandano inevitabilmente alla magniloquenza ed esuberanza del barocco iberico. Ricordiamo la sua collaborazione con Walt Disney.
Molte opere di Dalì sono conservate al Museo Dalì a Figueres, in Spagna. Importanti opere anche nella collezione stabile della Peggy Guggenheim Collection a Venezia.
René Magritte. Pur appassionato di pittura lavora come grafico, nella produzione di carta da parati e frequenta i corsi all'Accademia di Belle Arti, senza concludere gli studi. La sua infanzia è segnata dal suicidio della madre, un episodio doloroso che lo segna per tutta la vita. Magritte è l’artista surrealista che, più di ogni altro, gioca con gli spostamenti del senso, utilizzando sia gli accostamenti inconsueti, sia le deformazioni irreali. Ciò che invece è del tutto estraneo al suo metodo è l’automatismo psichico, in quanto egli, con la sua pittura, non per vuole far emergere l’inconscio dell’uomo ma vuole svelare i lati misteriosi dell’universo, come ne "Il falso specchio". Ed è proprio su questo punto che la sua poetica conserva lati molto affini con quelli della Metafisica.
I suoi quadri sono realizzati in uno stile da illustratore, di evidenza quasi infantile. Volutamente conservano un aspetto "pittorico", senza alcuna ricerca di illusionismo fotografico. Già in ciò si avverte una delle costanti poetiche di Magritte: l’insanabile distanza che separa la realtà dalla rappresentazione a cui siamo costretti. E spesso il suo surrealismo nasce proprio dalla confusione che opera tra i due termini.
Magritte gioca con il rapporto tra immagine naturalistica e realtà, ad esempio nella "Condizione umana II" e nel gemello "La condizione umana I" proponendo immagini dove il quadro nel quadro ha lo stesso identico aspetto della realtà che rappresenta, al punto da confondersi con esso o nella famosa opera "L'inganno delle immagini" o in "Doppio Segreto" e nell'enigmatico "Gli Amanti" dipinge l'impossibilità di conoscere l'altro fino in fondo, lasciando sempre dell'animo di chi abbiamo di fronte una parte che resta misteriosa o nello spetacolare "Il castello dei Pirenei".
Di notevole suggestione poetica sono anche i suoi accostamenti o le sue metamorfosi. Combina, nel medesimo quadro, cieli diurni e paesaggi notturni. Accosta, sospesi nel cielo, una nuvola ed un enorme masso di pietra. Trasforma gli animali in foglie o in pietra. Il suo surrealismo è dunque uno sguardo molto lucido e sveglio sulla realtà che lo circonda, dove non trovano spazio né il sogno né le pulsioni inconsce. L’unico desiderio che la sua pittura manifesta è quello di "sentire il silenzio del mondo", come egli stesso scrisse. In ciò quindi il surrealismo di Magritte si colloca agli antipodi di quello di Dalí, mancandovi qualsiasi esasperazione onirica o egocentrica.
Qui puoi seguire una videolezione introduttiva all'arte surrealista preparata dal tuo prof. di Arte.
Il corpus principale delle sue opere è conservato al Museo Magritte a Bruxelles; in Belgio. Segnalo anche la collezione stabile della Peggy Guggenheim Collection a Venezia.