ARTE ROMANA
L'arte a Roma non fu tenuta inizialmente in grande considerazione. L'architettura era più vicina allo spirito pratico dei romani, rispondendo a una precisa funzione era più efficace nel magnificare la potenza di Roma conquistatrice. L'arte romana ha caratteri originali che tuttavia partono da una rielaborazione di influssi etruschi, italici e greci e si definisce a partire dal II secolo a.C. Sono giunte sino a noi testimonianze, relative alla scultura e alle arti pittoriche con affreschi e mosaici di elevatissimo valore artistico. Al tardo periodo repubblicano appartiene un linguaggio figurativo originale, coincidente ad alcuni rilevanti fatti storici e con l'evoluzione stessa di Roma crocevia di diverse correnti culturali dell'area mediterranea. Nel III e nel II secolo a.C. il contatto con le opere originali delle scuole ellenistiche di Grecia e d'oriente portate a Roma come bottino non comportò soltanto una produzione di imitazioni, ma servì a dare spunti nuovi agli artisti.
La produzione artistica romana non fu mai "gratuita", cioè non era mai rivolta a un astratto godimento estetico, come per l'arte greca. Dietro le opere d'arte è evidente un fine politico, sociale, pratico. Anche nei casi del migliore artigianato di lusso (vasidi metalli preziosi e caramici, cammei, gemme, statuette, vetri, fregi vegetali architettonici, ecc.) la bellezza è connessa al concetto di sfarzo, inteso come autocelebrazione del committente della propria potenza economica e sociale. Le sculture ufficiali, per quanto valide esteticamente, hanno sempre intenti celebrativi, se non addirittura propagandistici, che in un certo senso pesano più dell'astratto interesse formale. Questo non toglie che l'arte romana sia comunque un'arte "bella" e attenta alla qualità: la celebrazione impone scelte estetiche curate, che si incanalano nel solco dell'ellenismo di matrice greca.
Qui puoi seguire una videolezione introduttiva all'arte di Roma Antica preparata dal tuo prof. di Arte.
Sono quattro i grandi temi sviluppati dall'arte dell'antica Roma:
1) l'architettura come costruzione di grandi infrastrutture funzionali al governo dell'impero.
2) l'urbanistica e la fondazione di nuove città.
3) lo sviluppo di nuove tecniche costruttive.
4) l'arte come strumento di celebrazione e propaganda.
Vediamo riassunti in questo video i punti essenziali dell'arte Romana
1) ARCHITETTURA come costruzione di grandi infrastrutture.
Due Esempi:
UN ACQUEDOTTO a Nimes. Il ponte-acquedotto Pont du Gard, è stato costruito verso il 19 a.C. e faceva parte di un acquedotto di quasi 50 km di lunghezza che portava l'acqua dalle sorgenti di Uzès (il punto di captazione non è conosciuto) alla città gallo-romana di Nemausus, oggi chiamata Nîmes. È stato costruito da Agrippa sotto l'imperatore Augusto. La portata raggiungeva i 20.000 metri cubi d'acqua al giorno. La consistenza dei depositi in calcare suggerisce che l'acquedotto sia stato in attività per non meno di 400-500 anni.
LE STRADE NELL'ANTICA ROMA. Nell’antichità tutti i popoli avevano costruito grandi strade, ma nessuno eguagliò i Romani sia per l’estensione del loro sistema stradale che per la cura con cui i tracciati venivano scelti e realizzati. Superando fiumi e paludi e scavando lungo i fianchi delle montagne gli ingegneri romani realizzarono percorsi così razionali che fino a pochi decenni fa questi costituivano ancora l’ossatura del sistema di comunicazione dell’Italia e delle regioni colonizzate da Roma. In questo modo, un articolato sistema di strade collegava tra loro i centri più importanti dell’impero: le città assicuravano la manutenzione e la difesa delle vie di comunicazione e queste a loro volta permettevano ai coloni di una città di accorrere in aiuto a quelli di un’altra, se attaccata. Ai vantaggi militari si univano poi quelli economici, poiché le strade consentivano di trasportare le merci anche dove non era assolutamente possibile utilizzare le navi.
2) URBANISTICA e la fondazione di nuove città.
La fondazione di nuovi centri urbani fu uno degli elementi duraturi ed essenziali dell'espansionismo romano sia nella penisola sia nelle province. La fondazione di nuove colonie fu frequente sia in epoca repubblicana che in epoca imperiale ed avvenne utilizzando lo schema del castrum, tipico dell'urbanistica romana, basato su due assi perpendicolari: il cardo massimo (molto spesso in asse nord-sud) e il decumano massimo (est-ovest): al loro incrocio, al centro simbolico e funzionale ma non sempre geometrico della città, sorgeva il foro si svolgevano le riunioni politiche, veniva amministrata la giustizia, si esercitava il commercio e si svolgevano le cerimonie religiose. La forma della città era generalmente quadrangolare e lo schema dell'impianto è ancora riconoscibile in numerosi centri urbani grandi, medi e piccoli in tutta Europa, per esempio Firenze, Pistoia, Lucca, Fondi, Aosta, Verona, Aquileia, Torino, Jesi, Pavia, Cremona, Modena, Parma, Ascoli, Padova, Trento, Asti, Imola, Silchester, Colonia, Saragozza, Treviri. Anche città come Milano e Bologna in cui lo schema ortogonale è più difficilmente riconoscibile, sono città di fondazione romana. I problemi urbanistici di Roma antica non erano meno impegnativi di quelli di una città moderna: la crisi si fece soprattutto sentire verso la fine della Repubblica, quando le piazze, gli edifici, le strutture del Foro tradizionale (oggi convenzionalmente Romano, a destra della strada che conduce da Piazza Venezia al Colosseo, erano ormai inadeguate a una città che si avvicinava al milione di abitanti, la più popolata del mondo d'allora. Allora si impose l’esigenza rinnovare lo spazio pubblico di Roma antica, dove si concentravano le attività politiche e culturali.
E fu a questo punto che entrò in campo Giulio Cesare, il quale decise di ampliare la zona monumentale dove svolgeva la vita pubblica, cominciando lavori che si sarebbero sviluppati per oltre un secolo e mezzo, fino ad Adriano, dando vita al complesso dei cosiddetti Fori Imperiali composti da: Foro di Cesare (54 a.C.), Foro di Augusto (2 Foro di Vespasiano (75 d.C.), Foro di Nerva (97 d.C.) e Foro di Traiano (113 d.C.).
3) lo sviluppo di nuove tecniche costruttive.
L'ARCO IL MATTONE E IL CEMENTO. La maggior parte degli edifici romani sarebbe ancora in piedi se non fossero stati deliberatamente distrutti. In Italia il mattone si sviluppa per la scarsa disponibilità di pietra forte e lavorabile, ma anche per la sua maneggevolezza che permette una lavorazione a catena. Il mattone impiegato per uso strutturale e decorativo, si diffonde ovunque. Tutti gli elementi della grande architettura romana sono realizzati con mattoni e pezzi speciali di cotto. Forme eterne come il Pantheon e le barocche cupole di Villa Adriana che ancor oggi riempiono di meraviglia gli ingegneri di tutto il mondo sono realizzate con questa tecnica. La Roma imperiale attira i maggiori architetti da tutto il mondo. Agli Etruschi i Romani sono debitori del sistema costruttivo ad arco che sostituisce il sistema trilitico e viene impiegato modularmente per scaricare efficacemente a terra le spinte statiche. Il Colosseo è certamente un significativo esempio. Il cemento ed il calcestruzzo, come leganti per pietra e mattoni, sono l'ulteriore innovazione sviluppata dai Romani.
IL COLOSSEO, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio o semplicemente come Amphitheatrum, è il più famoso anfiteatro romano, ed è situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere da 50.000 a 70.000 spettatori ( a seconda delle stime), è il più grande e importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento della Roma antica che sia giunto fino a noi. L'anfiteatro è stato edificato su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. e fu inaugurato da Tito nell'80 d.C., con ulteriori modifiche apportate durante il regno di Domiziano. Non più in uso dopo il VI secolo, l'enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Il nome "Colosseo", che deriva dalla vicina statua del Colosso del Dio Sole (adattamento del Colosso di Nerone), si diffuse solo nel medioevo. Ben presto l'edificio divenne simbolo della città imperiale, espressione di un'ideologia in cui la volontà celebrativa giunge a definire modelli per lo svago del popolo. Oggi è un simbolo della città e una delle sue maggiori attrazioni turistiche. Era utilizzato per gli spettacoli di gladiatori e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). La tradizione che lo vuole luogo di martirio di cristiani è destituita di fondamento. Esprime con chiarezza le concezioni architettoniche e costruttive romane della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ellittica e sulla complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale. L'edificio forma un'ellisse di 527 m di perimetro, con assi che misurano 187,5 e 156,5 m. L'arena all'interno misura 86 x 54 m, con una superficie di 3.357 m². L'altezza attuale raggiunge i 48,5 m, ma originariamente arrivava ai 52 m. Il Colosseo, come tutto il centro storico di Roma, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO nel 1980.
IL PANTHEON: Il Pantheon ("tempio di tutti gli dei") è un edificio di Roma antica, costruito come tempio dedicato alle divinità dell'Olimpo. Gli abitanti di Roma lo chiamano amichevolmente la Rotonna, o Ritonna[1] ("la Rotonda"), da cui anche il nome della piazza antistante. Fu fatto ricostruire dall'imperatore Adriano tra il 118 e il 128 d.C., dopo che gli incendi del 80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea. All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana, chiamata Santa Maria della Rotonda, o Santa Maria ad Martyres, il che gli ha consentito di sopravvivere quasi integro
alle spoliazioni apportate agli edifici della Roma classica dai Papi. Sotto Adriano l'edificio venne interamente ricostruito. Secondo alcuni il progetto, redatto subito dopo la distruzione dell'edificio precedente in epoca traianea, sarebbe attribuibile all'architetto Apollodoro di Damasco. Rispetto all'edificio precedente fu invertito l'orientamento, con l'affaccio verso nord. Il grande pronao e la struttura di collegamento con la cella occupavano l'intero spazio del precedente tempio, mentre la rotonda venne costruita quasi facendola coincidere con la piazza Augustea circolare recintata che divideva il Pantheon dalla basilica di Nettuno. L'edificio è costituito da un pronao collegato ad un'ampia cella rotonda per mezzo di una struttura rettangolare intermedia. La struttura intermedia che collega il pronao alla cella è un avancorpo in opera laterizia (mattoni), costituita da due massicci pilastri che si appoggiano alla rotonda, collegati da una volta che proseguiva senza soluzione di continuità l'originaria volta sospesa in bronzo della parte centrale del pronao. Nei pilastri sono inserite scale di accesso alla parte superiore della rotonda.
All'esterno la struttura ha la stessa altezza del cilindro della rotonda e doveva come questa avere un rivestimento in stucco e intonaco, poi scomparso. Sulla facciata un frontone in laterizio ripete quello del pronao ad un'altezza maggiore, e si rapporta alle divisioni delle cornici marcapiano presenti sulla rotonda, che proseguono senza soluzione di continuità sulle pareti esterne della struttura rettangolare al di sopra dell'ordine di lesene. Il frontone, nascosto dal pronao, doveva comunque essere visibile solo da grande distanza. La cupola poggia sopra uno spesso anello di muratura in opera laterizia (cementizio con paramento in mattoni), sul quale si trovano aperture su tre livelli (segnalati all'esterno dalle cornici marcapiano). Sulla parete esterna della rotonda è ora visibile dopo la scomparsa dell'intonaco di rivestimento, la complessa articolazione degli archi di scarico in bipedali (mattoni quadrati di due piedi di lato) inseriti nella muratura da parte a parte, che scaricano il peso della cupola sui punti di maggior resistenza dell'anello, alleggerendo il peso in corrispondenza dei vuoti.
ARCO DI COSTANTINO: L'arco di Costantino fu innalzato sull'antica "via Triumphalis", la strada percorsa dai cortei dei trionfatori diretti al Campidoglio, per celebrare la battaglia presso Ponte Milvio del 312 d.C., quando l'imperatore vinse il rivale Massenzio, battaglia in cui quest'ultimo perse la vita. La costruzione terminò tre anni dopo e venne inaugurata nel decimo anniversario dell'ascesa al trono di Costantino, il 25 luglio del 315. Oltre alla notevole importanza storica come monumento, l'Arco può essere considerato come un vero e proprio museo di scultura romana ufficiale, straordinario per ricchezza e importanza. L'arco è costruito in opera quadrata di marmo nei piloni, mentre l'attico, che ospita uno spazio accessibile, è realizzato in muratura e in cementizio rivestita all'esterno di blocchi marmorei. Sono stati utilizzati indifferentemente marmi bianchi di diverse qualità, reimpiegati da monumenti più antichi, e sono stati riutilizzati anche buona parte degli elementi architettonici e delle sculture della sua decorazione. L'arco misura 21 metri di altezza (con l'attico), 25,70 di larghezza e 7,40 di profondità. Il fornice centrale è largo 6,50 metri e alto 11,45.
LA COLONNA TRAIANA un monumento innalzato a Roma per celebrare la conquista della Dacia da parte dell'imperatore Traiano, rievocando tutti i momenti salienti della guerra. Era collocata nel Foro di Traiano, in un ristretto cortile alle spalle della Basilica Ulpia. È possibile che una visione più ravvicinata si potesse avere salendo sulle terrazze di copertura della navata laterale della Basilica o su quelle che probabilmente coprivano anche i portici antistanti le due biblioteche. Una lettura "abbreviata" era anche possibile senza la necessità di girare intorno al fusto della colonna per seguire l'intero racconto, seguendo le scene secondo un ordine verticale, dato che la loro sovrapposizione nelle diverse spire sembra seguire una logica coerente. La figura di Traiano è raffigurata 59 volte e la sua presenza è spesso sottolineata dal convergere della scena e dello sguardo degli altri personaggi su di lui; è alla testa delle colonne in marcia, rappresentato di profilo e con il mantello gonfiato dal vento; sorveglia la costruzione degli accampamenti; sacrifica agli dei; parla ai soldati; li guida negli scontri; riceve la sottomissione dei barbari; assiste alle esecuzioni.
Un ritmo incalzante d'azione, collega fra loro le diverse immagini il cui vero protagonista è il valore, la virtus dell'esercito romano. Note drammatiche, patetiche, festose, solenni, dinamiche e cerimoniali s'alternano in una gamma variata di toni e raggiungono accenti di particolare intensità.
Una mappa realizzata dalla mia allieva Farhane Turia riassume alcuni concetti.
Qui puoi seguire una videolezione introduttiva all'architettura di Roma Antica preparata dal tuo prof. di Arte.
4) LA SCULTURA l'arte come strumento di celebrazione e propaganda.
LA SCULTURA ROMANA si sviluppò in tutta la zona di influenza dell'Impero romano, con il suo centro nella metropoli, tra il VI secolo a.C. e il V secolo d.C. In origine derivò dalla scultura Greca, principalmente attraverso la mediazione etrusca, e poi direttamente, attraverso il contatto con le colonie della Magna Grecia e con la stessa Grecia nel periodo ellenistico.
La tradizione Greca continuò ad essere un riferimento costante durante tutto il corso dell'arte scultorea a Roma, ma contraddicendo una diffusa opinione che i Romani fossero solo meri copisti, ora si riconosce che non solo furono capaci di assimilare e sviluppare le loro fonti con maestria, ma anche di apportare un contributo originale e importante a questa tradizione, visibile specialmente nel ritratto, genere che godette di singolare prestigio e che lasciò esempi di grande perizia tecnica, realismo e alta espressività, e nella scultura decorativa dei grandi monumenti pubblici, dove si sviluppò uno stile narrativo di grande forza e carattere tipicamente romano.
La statua equestre di Marco Aurelio è l'unica statua equestre di epoca classica giunta integra all'epoca contemporanea. La statua fu eretta nel 176 d.C. e sulla sua originaria collocazione ci sono varie ipotesi, alcuni dicono si trovasse nel Foro Romano, altri a Piazza Colonna dove si trovava il tempio dinastico che circondava la colonna Antonina. Di sicuro è che nell'VIII secolo la statua venne spostata sul Laterano per poi essere rispostata da Paolo III nel 1538 poiché sul colle era stata insediata l'autorità cittadina fin dal 1143. La statua si salvò dalla fusione grazie alla errata attribuzione all'imperatore Costantino primo imperatore cristiano e venne chiamata “Caballus Constantini", va ricordato che nel medioevo il valore intrinseco delle statue di bronzo era notevolissimo e i profitti derivati dalla vendita del metallo enormi. Nel 1539 Michelangelo ne decise l'esatta collocazione e così la statua divenne il punto di riferimento della piazza.
La statua del Togato Barberini è uno splendido esempio della ritrattistica tardo-repubblicana, in cui è raffigurato un nobile romano che tiene nelle mani i ritratti dei suoi antenati. È evidente il senso di orgoglio del committente dell’opera che richiese allo scultore la realizzazione di questa scultura come esaltazione della propria gens (famiglia) e rappresenta il più importante esempio di scultura che celebra il culto degli antenati.
Qui puoi seguire una videolezione introduttiva alla scultura di Roma Antica preparata dal tuo prof. di Arte.
Per conoscere l'architettura Romana, ovviamente Roma è la citta da visitare. Qui ci sono tre itenerari per vivere un week end immersi nella "grande bellezza".
Fra le moltissime esposizioni permanenti a Roma dedicate all'arte Romana antica, rimandiamo a titolo d'esempio al Museo della Civiltà Romana.