STREET ART
L'arte è ovunque, l'arte non deve più stare su una tela, l'arte deve parlare con chiarezza e semplicità.
Cos'è la street art? Nell'America fine anni Sessanta un ragazzo di New York in meno di un anno gira tutto lo Stato lasciando, con il nome d'arte "Taki 183", circa 300 mila firme su muri, vagoni della metro e dove capita, capita. Qualche mese dopo Taki è lanciato agli onori delle cronache dal New York Times che pubblica un articolo intitolato "Chi è Taki?". La moda di lasciare la propria firma inizia così. I graffiti iniziano così, con una scritta semplice, solo il contorno di lettere. Tutta la creatività si concentra nella rappresentazione dell'alfabeto. Il popolo dei graffitisti nasce così dalla periferia urbana prevalentemente nera o ispano-americana dei quartieri degradati del South Bronx. I "tags" (così vengono chiamate in gergo le firme dei graffitisti) si sviluppano soprattutto nelle metropolitane dove transitano un gran numero di persone. E' subito chiaro che il graffito è strettamente legato alla metropoli e al disagio metropolitano infatti molti artisti anonimi avevano scelto i grandi spazi lasciati vuoti dal degrado urbano o dalle strutture d'uso della città (metropolitana) per esprimere una loro idea di plasticità e decoro. Dopo qualche anno - siamo già alla fine degli anni Settanta - si passa ai muri. E il disegno diventa più complesso e articolato. l’arte del graffito risponde ad un’autentica esigenza espressiva, alla rivendicazione di un proprio diritto alla parola. Il grande veicolo di quest'arte è l'hip-hop e le migliaia di giovani che seguono questo movimento. Film, videocassette e libri descrivono e diffondono la cultura della musica rap, della break dance e dei graffiti, rendono famosi personaggi come Africa Bambata, Phase 2, Blade e Lee.
Questa è quindi l'evoluzione che a portato il moto di rivolta del sottoproletariato nero delle grandi metropoli,nato per contestare i finti valori dell'opulenta società dei consumi, a diventare uno tra i più grandi movimenti mondiali degli ultimi decenni. L'illegalità ed il conseguente anonimato dei graffittisti dà a quest'arte dei connotati che se da un lato la ricollegano alla pop art dall'altro ne evidenziano anche molte differenze. Come nella Pop Art ilmessaggio artistico deve essere chiaro ed immediato, e l'espressione artistica alla portata di tutti, ma diversamente che nel Pop, il significato è spesso a sfondo politico e sociale. Proviamo a riassumere i punti salienti:
1. linguaggio diretto e significato immediato.
2. colori forti, vivaci e complementari.
3. anonimato dell'artista e illegalità del gesto artistico.
4. contenuti politici e sociali di forte impatto (pacifismo, diritti civili, lotta al razzismo, diritti delle minoranze ecc.)
5. movimento legato alle metropoli
6. forma espressiva generazionale legata ai giovani
Keith Haring: nessuno meglio di Keith Haring percorre la parabola artistica e sociale del graffitismo anni Ottanta. Peter Pan dell'arte, rapper dello sberleffo, antidivo e imprendibile pittore americano della new wave artistica newyorkese, Haring sintetizzava il suo modo di essere dicendo "un muro è fatto per essere disegnato, un sabato sera per far baldoria e la vita è fatta per essere celebrata". Protagonista di un modo di vita "esagerato", stroncato a 32 anni dall'Aids, questo giovane artista viveva in un universo visionario - naif e violento - fatto di ominidi in frenetico movimento, un bestiario fantastico, popolato di piramidi e dischi volanti. Nell'autunno del '78 si trasferisce a New York, la sua terra promessa, e si iscrive alla School of Visual Art. Si appassiona agli scritti di Umberto Eco e Roland Barthes, segue corsi di semiotica, sperimenta la tecnica del videotape, si lancia alla scoperta della "libertà creativa e sessuale newyorkese". Partecipa alle collettive alla Times Square Show, quelle che lanceranno la generazione dell'East Village. Cominciano le scorribande notturne alla ricerca di pannelli neri da ricoprire con graffiti tracciati con i gessetti bianchi. Nasce il "vocabolario e la pratica nomade di Keith Haring" che presto diventerà un fenomeno. Nel '83 Haring attraversa l'Oceano e fa la sua prima apparizione in Europa. Espone alla Biennale di Venezia, dipinge un pezzo del Muro di Berlino. Haring si occupa anche di teatro realizzando, tra l'altro, scenografie per i balletti di Roland Petit e Yoko Ono. Compie incursioni nel mondo della moda e del design, firmando stoffe per la stilista Vivienne Westwood, disegnando colorate t-shirt e orologi pazzi per la Swatch. Apre due negozi, i Pop Shop di New York e Tokyo dove vende i suoi oggetti realizzati in serie. Per due volte, nel 1983 e nel 1989, è in trasferta in Italia: decora le pareti del negozio di Fiorucci a Milano, poi inventa un murale permanente sull'esterno della chiesa di Sant'Antonio a Pisa. "L'arte deve essere qualcosa che libera l'anima, che provoca l'immaginazione e incoraggia le persone ad andare lontano con la fantasia". Importanti le sue battaglie per i diritti civili degli omosessuali come ad esempio in quest'opera "Silence=Death" , con il triangolo rosa utilizzato nei campi di sterminio dai nazisti per gli omosessuali o contro l'apartheid "Free South Africa" o nel celebrare la fertilità "Untitled".
Ricordiamo il Nakamura Keith Haring Museum in Giappone. Potete consultare qui una raccolta di sue opere.
Banksy: « Alcune persone diventano dei poliziotti perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore. Alcune diventano vandali perché vogliono far diventare il mondo un posto dall'aspetto migliore. »
Una delle caratteristiche che ha reso famoso Banksy è la sua abilità di entrare nei musei più importanti del mondo e appendere sue opere tra le altre già presenti. Spesso passano giorni prima che qualcuno si accorga dell'intrusione. I suoi temi preferiti in questi casi, sono quadri dipinti in perfetto stile settecentesco, con l'aggiunta di alcuni particolari completamente anacronistici (mobili del settecento con bombolette spray, dame di corte con maschere antigas, ecc.)
È uno dei maggiori esponenti del graffitismo contemporaneo. Il vero nome dell'artista non è noto. Si sa tuttavia con certezza che è cresciuto a Bristol. Le sue opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come politica, cultura ed etica, con un forte messaggio sociale. La tecnica che preferisce per i suoi lavori è da sempre lo stencil che, proprio con Banksy, è arrivato a riscuotere un successo sempre maggiore presso street artist di tutto il mondo. I suoi stencil hanno cominciato ad apparire proprio a Bristol, poi a Londra, in particolare nelle zone a nordest e a seguire nelle maggiori capitali europee, notevolmente non solo sui muri delle strade, ma anche nei posti più impensabili come le gabbie dello zoo di Barcellona. La sua ironia surreale investe l'arte
Famoso i suoi viaggi dove sue opere appaiono in tutto il mondo, da Napoli fino al famoso ciclo di opere sul muro che divide Cisgiordania da Israele. Qui un video racconta l'esperienza in Cisgiordania. Notevolissime la campagna per Oxfam "with Syria" o la sua recente trasferta clandestina a Gaza. Ricordiamo anche le importanti installazioni che esulano dal vero e proprio lavoro come street artist, ad esempio l'importante installazione Dismaland del 2016. Potete consultare qui una raccolta di sue opere.
Qui puoi seguire una videolezione introduttiva alla STREET ART preparata dal tuo prof. di Arte.
Qui il sito ufficiale di Banksy
Molti artisti Italiani si muovono all'interno della stree art. Ricordiamo BLU, artista spesso in relazione con le architetture che modifica con un segno fitto e denso di riferimenti politici. Qui un suo lavoro in Perù, nella capitale Lima e in questo timelapse un'altra opera a Berlino. Ricordiamo il collettivo FX che ha lavorato anche nella nostra scuola con un laboratorio con una galleria di immagini, molte delle quali sul territorio Emiliano.
Due elaborati digitali dei miei ragazzi riassumono il Graffitismo. Un Powtoon ed un Thinglink. Le studentesse sono Nada Saaidi, Wahiba JAzmi e Giulia Mussini.